Bambini infettati dal coronavirus: in crescita

Bambini infettati dal coronavirus: in crescita il numero degli ammalati di età inferiore ai 12 anni.

Cresce il numero di casi di covid-19 tra i bambini. In Italia è in aumento il numero di casi di covid-19 tra i bambini di età inferiore ai 12 anni.

Secondo l’Istituto superiore di sanità (Iss), dall’8 al 21 novembre, in questa categoria di cittadini sono stati registrati 31.365 casi di contagio.

135 bambini sono stati ricoverati e tre hanno avuto bisogno di cure intensive. Il rapporto rileva che i bambini e gli scolari rappresentano il 27% del numero totale di casi del nuovo tipo di coronavirus questa settimana.

L’aumento delle malattie tra di loro è stato osservato dalla seconda metà di ottobre. Parliamo innanzitutto della fascia di età dai 6 agli 11 anni, che rappresenta il 51 per cento delle malattie diagnosticate.

Un altro 32% degli studenti infetti appartiene alla fascia di età dai 12 ai 19 anni. I bambini nella fascia di età dai 3 ai 5 anni e di età inferiore ai 3 anni rappresentano rispettivamente l’11 e il 6% dei casi diagnosticati di covid-19.

L’Iss sottolinea inoltre che a novembre il livello dei ricoveri in terapia intensiva tra i non vaccinati era di circa 6,7 ​​per 100mila della popolazione, mentre tra coloro che si sono sottoposti al ciclo di immunizzazione questa cifra era di 0,54, cioè quasi 12 volte inferiore.

Per sconfiggere il coronavirus in Italia è necessario mettere in atto tre cose: somministrare la terza vaccinazione a tutti coloro che hanno fatto almeno cinque mesi dalla seconda iniezione; estendere la vaccinazione obbligatoria a chi è attivamente a contatto con le persone, e anche per accelerare lo sviluppo di metodi di trattamento dell’infezione, anche a casa.

In crescita il numero di bambini infettati dal coronavirus in Italia

Lo ha scritto su Facebook il direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive intitolato a Lazzaro Spallanzani, il professor Francesco Vaia.

Lo specialista ha osservato che, sebbene il Paese sia “lontano dalle cifre dello scorso inverno”, la malattia non l’ha lasciato. Allo stesso tempo, Vaia ha chiesto la fine della pubblicazione quotidiana di bollettini contenenti dati sul numero di casi rilevati di infezione da coronavirus.

Tali informazioni, a suo avviso, “non fanno che fuorviare, deprimere e allontanare dal problema centrale”, che è il livello dei ricoveri e, soprattutto, il tasso di occupazione nei reparti di terapia intensiva, “che deve essere attentamente monitorato”.

Secondo l’Agenzia nazionale dei servizi medici regionali, ad oggi, si osserva un aumento del tasso di occupazione delle unità di terapia intensiva in sei regioni e in altri reparti degli ospedali designati per i pazienti con coronavirus – in otto regioni.

Una situazione difficile si sta sviluppando in Friuli Venezia Giulia, dove i reparti di terapia intensiva sono già pieni al 15%, che è del 5% superiore alla soglia critica stabilita per la zona “bianca” a basso rischio epidemiologico.

Altri reparti degli ospedali regionali sono pieni di coronavirus infetto del 17%, che ha anche superato il livello critico del 15%. In media, in Italia, il tasso di occupazione nelle unità di terapia intensiva con pazienti COVID-19 è del 6%, negli altri reparti – 8%.

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