Nasce in Italia il sindacato degli influencer.
Creare contenuti online non è un hobby, ma un lavoro a tempo pieno. Jacopo Ierussi, 35 anni, docente universitario e avvocato del lavoro, insieme al collega dello studio legale Salonia e Associati, con sede in Largo Leopoldo Fregoli (Parioli), Valentina Salonia, hanno fondato Assoinfluencer: il primo sindacato influencer in Italia.
Tutelare i diritti e gli interessi di chi lavora con piattaforme social e streaming, perché “ci sono sempre tante sottigliezze nello sviluppo delle professioni, e questi giovani spesso vengono avvicinati da truffatori di vario genere”.
Questo è il motivo principale della formazione del sindacato, di cui Jerussi è anche presidente.
“Il progetto è partito nel 2018 con un’iniziativa accademica.
Insieme alla nostra collega Salonia, ci siamo subito resi conto”, ricorda, “che gli influencer hanno bisogno di una propria associazione, che li proteggerebbe in campo legale.
Così Assoinfluencer ha iniziato a muovere i primi passi a livello istituzionale, fino a raggiungere il suo primo importante traguardo: l’inserimento nell’albo degli ordini professionali del Ministero dello Sviluppo Economico, che ci permette, ad esempio, di rilasciare attestati professionali secondo il legge, che sono importanti a livello di programmi di formazione per i dipendenti”, spiega l’avvocato, che poi scherza: “È stato divertente spiegare ai funzionari di cosa stavamo parlando”.
Il prossimo passo fondamentale sarebbe ottenere il codice Ateco, che è necessario per “ottenere i benefici della previdenza sociale in emergenze come la pandemia a cui siamo appena sopravvissuti” oltre che per pagare le tasse.
Attualmente, il codice Ateco varia a seconda della piattaforma utilizzata e del tipo di contenuto trasferito”.
Gli youtuber sono classificati in ‘produzione cinematografica e televisiva’, gli streamer in ‘marketing’ e così via, quindi oggi in Italia non abbiamo dati generali e ufficiali su quanto sia difficile l’economia creativa del Paese”, afferma il presidente di Assoinfluencer.
Per questo, soprattutto per i giovani, è facile cadere in errore o in tentazione”, aggiunge, riferendosi a casi di evasione fiscale.
L’equazione è semplice: “Più è chiara la situazione”, spiega l’avvocato, “più le persone seguiranno le regole.
Se non c’è una regolamentazione, è logico che ci sia confusione”.
Poi c’è il “problema delle commissioni”. Jerussi sottolinea: “Molto spesso gli influencer ricevono prodotti in regalo anziché in pagamento.
Un listino prezzi di riferimento ti aiuterà a rifiutare offerte non redditizie.”
Finora l’adesione all’associazione era possibile solo su invito. I primi contributori includono Luis Sal, creatore e autore del podcast Muschio Selvaggio insieme a Fedes, Angelo Greco (oltre 250.000 follower su Instagram) e Ivan Grieco, creatore di un programma politico trasmesso quotidianamente su Twitch.
Ora però è stata lanciata una campagna di membership, a cui possono prendere parte influencer che hanno “una base minima di 5mila iscritti, cioè una piccola comunità di persone che interagiscono tra loro”. Nasce in Italia il sindacato degli influencer.
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